Abbazia San Liberatore a Majella - Serramonacesca - PE

L’Abbazia di San Liberatore a Majella è uno dei più importanti esempi di architettura romanica abruzzese. L’edificio a pianta basilicale è a tre navate terminanti con tre absidi semicircolari. Le navate sono attraversate da sette archi poggianti su pilastri e conclusi dalla tipica cornice benedettina. Lungo la navata sinistra si aprono due porte: la prima dava accesso al chiostro, la seconda al monastero. La navata centrale è rivestita da un pavimento mosaicato risalente al 1275. È presente un ambone databile al 1180.Nelle absidi centrale e sinistra vi sono due importanti cicli di affreschi, i più antichi dei quali risalgono al XIII sec.La facciata esterna, in pietra concia della Maiella, è affiancata da un campanile a pianta quadrata ed era un tempo preceduta da un portico. La superficie muraria del prospetto è scandito in due ordini: superiore, con cornici sostenute da arcatelle cieche e da lesene, e inferiore, con i tre portali.Il portale centrale e destro sono databili al 1100 circa, il portale di sinistra è più tardo.Storia e tradizioni: Prepositura cassinese. Secondo il Memoratorium dell’abate Bertario di Montecassino nel sec. IX i territori di S. Liberatore si estendevano dal Pescara al Trigno.Dopo il terremoto del 990 il priore Teobaldo (1007-1022) avviò la ricostruzione del monastero e del suo patrimonio fondiario in parte occupato dai conti di Chieti. Nel sec. XI i Normanni sottoposero il monastero alla loro influenza. Sotto gli angioini i beni di S. Liberatore furono più volte confiscati e restituiti da Carlo e Roberto d’Angiò.Nel 1465 il cardinale Ludovico Trevisan divenne abate commendatario del monastero di Montecassino e di tutte le sue pertinenze. Da quel momento in poi i priori furono nominati dall’abate commendatario e si occuperanno soltanto di ordinaria amministrazione fino alla soppressione napoleonica del 1808.  Ulteriori notizie potete trovarle sul sito del comune di Serramonacesca QUI









Gli archivolti a tutto sesto dei tre portali hanno la stessa decorazione formata da una doppia cornice ornamentale, di cui una a scivolo fogliata a palmette modulari. Nell’architrave del portale di destra è da notare la presenza di due leoni, in posizione simmetrica ed equilibrata, ma con aspetto chiaramente deformato nella dimensione delle teste che risultano sproporzionate a confronto con i corpi, forse simbolo della sproporzione tra il Divino e il mondo materiale. Negli stipiti le decorazioni a motivi floreali sono diverse, ed in particolare quelle di destra rappresentano un tralcio di vite, anche se scolpiti in maniera piatta e grossolana.  Nei portali centrale e di sinistra diversi scultori hanno lavorato, a cavallo dell'anno 1100, scolpendo  motivi decorativi che hanno un'ascendenza orientale e possono essere trovati nei codici cassinesi del tempo. E' probabile che anche l'architarve del portale centrale fosse scolpita, ma non abbiamo immagini che lo documentino, anche se appare improbabile che non lo fosse.





 Una cosa che caratterizza questa chiesa, sia per la bellezza sia perchè è arrivato ai nostri giorni, è il pavimento cosmatesco (fatto dai famosi marmorari laziali detti cosmateschi) del XIII secolo che ricopre circa metà della navata maggiore e il presbiterio.  Il mosaico, formato dall’intarsio in marmo di vari colori che forma figure geometriche di forma prevalentemente circolare, rende questa chiesa unica nel suo genere.











Nella parete dell’abside della navata centrale si nota una pittura che sintetizza alcuni avvenimenti di particolare importanza per il monastero, e raggruppa alcuni grandi personaggi della storia: San Benedetto (la cui immagine, corrosa dall’umidità, è quasi completamente scomparsa) con il libro della sua “regola” in mano; l’abate Teobaldo, che regge la Chiesa di San Liberatore, da lui fatta risorgere all’inizio del secolo XI (mantenendo la posizione planimetrica dell’abbazia carolingia, sud-est / nord-ovest), nell’atto di porgerla a San Benedetto; il patrizio romano Tertullo, che, secondo la tradizione, donò alcuni territori alla Badia; l’imperatore Carlo Magno e il benefattore Sancio, signore di Villa Oliveti.








Da questa porta, sulla destra della chiesa, si accedeva aglia altri locali dell'abbazia




Il campanile, staccato dalla chiesa, pur avendo una forma massiccia, viene alleggerito dalla dalla forma delle finestre, a monofora al primo piano, bifora al secondo e trifora al terzo.