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Abbazia Sancta Maria di Aribona - Manoppello - PE
L'abbazia sorge sorge sui resti di un tempio pagano romano dedicato al culto della Bona Dea (e forse da questo deriva il termine "Arabona", dal latino ara "altare" e Bona "Bona Dea") che andò distrutto. Dato che il nome completo è Sancta Mariae de Ara Bona, è probabile che debba il suo nome proprio a questo. In seguito ad una donazione, i monaci cistercensi cominciarono nel 1197 la realizzazione dell'abbazia riutilizzando una parte dei materiali del vecchio tempio e dedicarono la chiesa abbaziale in costruzione alla Vergine Maria. Ancora oggi è possibile notare alcune strutture e pietre del preesistente tempio romano.
L'abbazia, forse per mancanza di fondi, rimase incompiuta durante la sua edificazione e fu la seconda in Abruzzo ad appartenere all'Ordine Cistercense, dopo l'abbazia di Santa Maria di Casanova ( di cui oggi, purtroppo, resta solo una torre e qualche rudere), rimane comunque un grande esempio di architettura cistercense, tanto che entrandovi  sembra di entrare in una classica chiesa Francese
 Nel 1412 i monaci lasciarono Arabona, che venne occupata dal Conte di Ferrara, nel 1587 papa Sisto V decise di darla ai Monaci Conventuali della Basilica dei Santi Dodici Apostoli di Roma, affinché la risollevassero del degrado, nel 1799 infine l'abbazia passò ai Baroni Zambra di Chieti. La famiglia Zambra, dopo la morte del loro unico figlio Dino Zambra, avvenuta il 3 gennaio 1944 durante la Seconda guerra mondiale, nel 1968 la donò alla congregazione dei Salesiani. Dal 1998, l'abbazia è sotto il diretto controllo dell'Arcidiocesi di Chieti-Vasto. cit. wikipedia

Foto presa da abruzzoturismo.it



Foto presa da abruzzoturismo.it
Qui si può vedere molto bene che la costruzione della chiesa si è fermata e come avrebbe dovuto essere molto più grande





















Il tabernacolo è quasi attaccato alla parete dalla parte sinistra del coro ed è sorretto da due colonnine dalla parte opposta. È basato su una struttura a parallelepipedo; gli spigoli sono decorati da colonnine finemente lavorate con motivi ad intreccio mentre le facce sono decorate con motivi floreali. La parte superiore, danneggiata, è sormontata da due piccole guglie






Il candelabro per il cero pasquale fu realizzato nel XIII-XIV secolo, è costituito principalmente da una colonna, rappresentante Gesù; attorno ad essa è intrecciata una vite, simbolo dei fedeli che traggono nutrimento dall'eucaristia, che sfocia nel capitello decorato dalle sue foglie.
Il tutto poggia su una base quadrata sulla quale alcuni animali (due cani e un leone – l'altro è mancante) attaccano alle radici la vite: rappresentano le eresie, che minacciano la fede e i cristiani. Il capitello è sovrastato invece da dodici colonnine (rappresentanti i dodici apostoli) disposte a base esagonale su due piani. Il candelabro termina infine con una colonna decorata a palmette dove riporre i cero benedetto il Sabato Santo.