Pieve di San Giovanni - Campiglia Marittima - LI
L'esistenza di una Pieve in questi luoghi risulta documentata fin dal 1075, ne troviamo notizia infatti in un documento indirizzato da papa Gregorio VII a Guglielmo vescovo di Populonia. La bolla papale menziona una chiesa intitolata a S.Giovanni, situata tra il Vico Montanino e il Gualdo del Re. Con tutta sicurezza non può trattarsi dell'attuale monumento, la cui costruzione è certamente posteriore, come possiamo leggere nella lapide posta sulla facciata. La chiesa pievania sorge, com'era consuetudine nei castelli medievali, fuori delle mura ed è collocata su un piccolo rilevo al centro dell'attuale camposanto.  (Cit. www.parrocchiacampiglia.it)



La facciata, del tipo detto a 'capanna', s'imposta su uno zoccolo aggettante ed è decorata, in alto, da una cornice e, sui lati, da due piccole mensole ornate con motivi vegetali e animali. In posizione centrale, un rosone quadrilobato formato da cornici rientranti. (cit.www.parrocchiacampiglia.it)









+ A . d . M.  . CCCCLVIIII

Maggiori informazioni https://www.duepassinelmistero2.com/studi-e-ricerche/simbolismo/lapidecampiglia/

In una lapide posta davanti all'ingresso principale c'è una figura inserita in uno scudo. La figura, che pare uno stemma araldico, è piuttosto singolare in quanto mostra una figura umana munita di genitali e con dei pettorali che sembrano seni. Alcuni hanno voluto vederci un simbolo, una figura alchemica, ovvero "l'Androgino".  Ai lati dell'immagine è incisa un'epigrafe
 “HIC IACET AI ISIDOR(US) / PETRI DE CAPILIA HOC OPUS FECIT FIERI BAR / TOLOMEUS PETRI ET FLORE(N) / TIUS MICHAELIS DE CAPILIA A.D. (M)CCC(...)IIII”
che rammenta certi “Bartolomaus Petri e Florentius Michaelis de Capilia” committenti della tomba di Pietro di Campiglia. La stessa immagine si trova allinterno di Campiglia, murato sulla parete di un palazzo in via Buozzi. Qui si vedono molto bene i particolari, i genitali, la mano destra che tiene uniti indice e pollice ed effettivamente la parte superiore della figura sembra avere i seni, pur non essendo evidenziato il capezzolo, forse per scelta, ed il collo esile che sembra assomigliare al genere femminile che non maschile. Interessante la teoria che si può trovare sul sito https://www.duepassinelmistero2.com/studi-e-ricerche/simbolismo/lapidecampiglia/   a nel quale si associa a questo Bartolomeo Petri ( che vuol dire figlio di Pietro e come tale questo cognome può essere comune)  ad un frate Francescano minore, già vescovo di Dragonara in Capitanata (Puglia) nonchè posatore della prima pietra della cattedrale di San Petronio a Bologna. Come tutte le teorie, se non suffragate da prove storiche, rimangono tali. Comunque, se davvero lo stemma di questa famiglia "ecclesiastica" ha una immagine come questa qualche dubbio sul suo significato permane.


c'è un’altra iscrizione presente sulla facciata proprio sul listello del portale principale. Purtroppp è incompleta altrimenti avrebbe potuto, forse, indicare chi fosse il committente della pieve di San Giovanni o perlomeno dell’epigrafe:

….BINIV….ANNI..Q…RTC FEC….I….CIDILAPID…SQ…S CERNITIS…OCILD..RIC




L'iscrizione

L'iscrizione che se vede a sinistra incisa a sinistra dell'architrave (guardando la facciata) ci indica la data di costruzione della chiesa

+MCSIII GRAtia Dei HOC OPus ComPOSUIT PE (CATOR MATHEUS) O FRatreS DEuM ORATE UT EI DIMITTAT ComMISSA PECCATA.
" Per grazia di Dio questa opera realizzò il peccatore Matteo: Fratelli pregate per lui, perchè Dio gli perdoni i peccati commessi".

Diversamente interpretata è la data posta all'inizio, la cui lettura cambia a seconda di come si intenda la lettera 'S'. Se fosse abbreviazione del numero 6 la data di costruzione sarebbe 1109, come sostenne il prof. P.Bacci nel 1910; mentre studi più recenti propongono la data del 1173 considerando la 'S' abbreviazione di septuaginta. Chi sia questo Matteo non è dato saperlo. Alcune ipotesi, visto che sta scritto "questa opera realizzò" danno Matteo come il capomastro che costruito la chiesa, ma si può anche pensare che Matteo possa essere stato colui che ha finanziato la costruzione della chiesa per estinguere un grave peccato ( anche una uccisione) come usava in quel periodo, (ne è un esemio la bella chiesetta di san Giacomo de muro rupto ad Assisi)

Accanto a quello di sinistra si colgono alcuni caratteri incisi di cui alcuni mancanti ma, così ricostruita, l’epigrafe porta la data della costruzione M.C.S. III Gratia Dei Hoc opus Composuit pe […] O fratres Deum orate ut ei dimittat commissa peccata (1173 per grazia di Dio compose questa opera […] O fratelli pregate affinché Dio gli rimetta i peccati commessi). Il pezzo mancante reca invece le parole cator Matheus, inserito più in alto, accanto alla mensola destra, forse spostato durante un lavoro di restauro, che indicherebbe il nome del costruttore nel peccatore Matteo.
Cit. https://tuttatoscana.net/itinerari-2/la-pieve-di-san-giovanni-fuori-le-mura-di-campiglia-marittima/





 Foto di LepoRello, licenziato in base ai termini della licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 3.0 Unported.










Il quadrato magico
É un’iscrizione latina composta dalle cinque seguenti parole:   SATOR-AREPO-TENET-OPERA-ROTAS
Tutte le parole sono dei palindromi e opportunamente disposte danno luogo ad un "quadrato magico" che permette di leggere le parole sia da destra verso sinistra che da ll'alto verso il basso e viceversa
     
                               

S

A

T

O

R

A

R

E

P

O

T

E

N

E

T

O

P

E

R

A

R

O

T

A

S


Al centro del quadrato, la parola TENET forma una croce palindromica. Il SATOR è visibile in molte chiese (ad esempio sul fianco del Duomo di Siena) ma anche su un numero sorprendente di reperti archeologici  sparsi in tutta Europa. In un primo tempo si credeva fosse una invenzione medievale, ma nel 1868, tra le rovine di Cirencester, in Inghilterra,si rinvenne un quadrato del III secolo. Ma sorprendentemente ci sono esemplari più antichi e più celebri, come quello incompleto rinvenuto nel 1925 durante gli scavi di Pompei inciso su una colonna della casa di Paquio Proculo e quello trovato nel novembre del 1936 su una colonna della Palestra Grande, sempre a Pompei.
Nessuno conosce con sicurezza il significato di queste parole anche se nel sito della parrocchia di Campiglia si da questa spiegazione:
La traduzione della frase è resa piuttosto approssimativa perchè non si conosce il significato da dare alla parola 'arepo' che non si trova nella lingua latina. In Gallia, durante la dominazione romana con il termine arepos si identificava il carro. Nulla vieta che arepos sia stato latinizzato in arepus. Se così fosse la traduzione potrebbe essere questa:
Il seminatore sul carro guida con cura le ruote                                                                                                        













Nella cappella di destra vi è una finetra a  monofora  sul cui archetto c'è una figura in rilievo. È l'unica figura umana che si trova all'interno della chiesa e non possiamo definirne il sesso poichè qualche  vandalo ne ha mutilato la testa. Questa figura è ritratta nell'atto di sollevarsi le vesti, come se dovesse passare un ostacolo o un pendio, ma  anche come un contadino nell'atto di seminare un campo appena arato. Questa seconda ipotesi potrebbe essere associata al "seminatore", ovvero al "sator" del quadrato, all'opera nel suo campo. Siamo sempre nel campo delle ipotesi.