Dal
punto di vista architettonico e artistico la pieve romanica di Stia è
da considerarsi tra le chiese più interessanti del Casentino. La pieve,
dedicata a Santa Maria Assunta, è posta nella bella Piazza
Tanucci La chiesa quasi si mimetizza
nel contesto architettonico della piazza poichè nel 1776 la sua
facciata fu riedificata
arretrandola di qualche metro (quasi una campata) allineandola agli
edifici adiacenti. Questo fu fatto sia per dare più spazio alla piazza
che in quel
periodo rappresentava la sede di uno dei più importanti mercati del
Casentino ed anche perche la facciata versava in cattive condizioni. Lo
stile della facciata passò quindi dal romanico al tardo barocco.
Fortunatamente, appena varcato il portone d’ingresso della
chiesa, ci lasciamo alle spalle ed al suo tempo la facciata
settecentesca facendo un salto indietro nel tempo di cinquecento anni .
Infatti, nonostante vari rifacimenti e
restauri nel corso dei secoli, la Pieve di Stia si presenta al suo
interno in chiaro stile romanico. Le tre navate, separate da due file
di
colonne sormontate da eleganti capitelli, tutti con raffigurazioni
diverse, sono la chiara testimonianza di questo. La copertura della
navata
centrale si presenta con le classiche capriate in legno. Le navate
laterali hanno travi in legno, ma non più visibili perché nel XVII
secolo vi fu praticata una controsoffittatura in muratura e oggi si
presentano con una copertura a vela. A riprova di questo, in
corrispondenza della prima campata,all’inizio della navata di
sinistra, fu
in seguito tolto il controsoffitto, per cui in questo punto si può così vedere come era la forma della struttura in origine. L’edificazione
della chiesa voluta dai Conti Guidi del ramo di Porciano iniziò intorno
alla metà del XII secolo, fu in pratica consecutiva alla vicina Pieve
di Romena che riporta la data della sua ultimazione su un capitello:
1152. Alla realizzazione di queste due importanti chiese parteciparono forse le stesse manovalanze, certamente le stesse
maestranze lombarde per la realizzazione dei capitelli seppure quelli
di Stia appaiono più raffinati e armoniosi.
L’attuale
Pieve di Stia andò a sostituire una preesistente chiesa di dimensioni
minori sempre intitolata a Santa Maria Assunta. La data d’edificazione
di questa chiesa non è nota, il primo documento conosciuto che la cita
come plebana è del 1017, “Plebe S. Marie sito Stagia”. La testimonianza
concreta di questo sacro edificio antecedente è venuta alla luce
durante una campagna di scavi e restauri degli anni 1970/74 quando
furono rinvenuti sotto il pavimento i resti di un abside e dell’altare di tale chiesa. Questi
ritrovamenti sono in parte visibili attraverso due grate poste sul
pavimento della zona presbiteriale dell’attuale chiesa. Sempre in
occasione della stessa campagna di scavi furono trovati tra la navata
centrale e quella di destra i basamenti di due colonne cilindriche in
muratura di oltre un metro di diametro che testimoniano l’esistenza in
questo luogo di un edificio di culto molto più antico, probabilmente di
periodo etrusco romano. Anche questi reperti sono visibili attraverso
due grate.
Nel
1770, qualche anno prima del rifacimento della facciata, la Pieve di
Santa Maria Assunta di Stia venne privata dell’abside al fine di
realizzare un nuovo grande coro. Al posto dell’originaria struttura
romanica semicircolare fu costruita una grande e alta cappella con
pianta quadrata e coperta da una cupola. Furono inoltre costruite due
cappelle in corrispondenza delle navate laterali. Nel 1925, in
occasione di un sostanzioso intervento di restauro, all’interno della
grande cappella centrale fu ricostruita una sorta di abside, lasciando
comunque lo spazio dietro per l’organo di fine Ottocento. Sempre nella
stessa occasione furono tolti alcuni elementi architettonici introdotti
nel tempo che deturpavano l’originario stile romanico. La torre
campanaria si trova a metà della fiancata destra della Pieve di Stia e
dalla piazza è visibile solo nella sua parte più alta. Per averne una
suggestiva vista prospettica bisogna addentrarsi nel Vicolo San
Francesco che scorre lungo tale fiancata, da qui vediamo anche
l’orologio qui posto nel 1850 dal Comune di Stia. Il vicolo ci porta
dietro la chiesa da dove potremo prendere visione, oltre che della
parte posteriore del
campanile, della profonda modifica strutturale operata all’abside
dell’edificio nel 1770. La torre campanaria è coeva alla chiesa nella
sua parte bassa, in alto è stata più volte ristrutturata. La cella
campanaria è settecentesca, le campane sono dell’Ottocento.
I
Conti Guidi di Porciano vollero in questo luogo anche il loro
sepolcreto. Questo è testimoniato da due tombe rinvenute nel 1956 sotto
un arco a tutto sesto in un locale adiacente alla chiesa (piano terreno
dell’attuale canonica). Una prova che lega questo edificio alla pieve
romanica è la data 1298, oggi in bella evidenza sulla facciata, trovata
sull’architrave di una finestra.
La
Pieve di Stia non è solo un luogo di alto valore storico
architettonico. Qui sono conservate anche pregevolissime opere d’arte
di vario genere che abbracciano un periodo di cinque secoli. L’opera
più antica e di alto valore è una Madonna con Bambino su tavola
databile 1280/90. Il dipinto non è ancora stato attribuito con
certezza, si parla di qualche importante pittore vicino a Cimabue o
anticipatore dello stile di Giotto, si fa anche il nome del Maestro di
Varlungo già presente in Casentino con un’altra Madonna con Bambino
oggi conservata nella Propositura di Pratovecchio. Altre importanti
opere presenti nella Pieve di Stia sono un’Annunciazione del 1414 di
Bicci di Lorenzo posta nel battistero dove si trova anche un affresco
cinquecentesco di scuola fiorentina che mostra una natività,
un’Assunzione della Vergine del Maestro di Borgo alla Collina (1420
circa) posta come pala dell’altare maggiore, una Madonna con Bambino
tra Santi del Maestro di San Miniato (metà XV secolo), una Madonna con
Bambino in ceramica invetriata bianca di Andrea della Robbia (1490
circa), un ciborio sempre in terracotta invetriata policroma di Santi e
Benedetto Buglioni (1525 circa), un cinquecentesco crocifisso ligneo di
scuola fiorentina, una tela del 1596 attribuita a Simone Ferri che
mostra Gesù a cena a casa del fariseo, una “Predicazione del Battista”
del XVIII secolo di Domenico Ferretti. Queste ultime due sono poste
sugli altari laterali della pieve. (Informazioni prese dal sito www.ilbelcasentino.it)
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